Il nuovo Giasone

IX                                                                                           

Ascensao de Vasco da Gama.                         

Os deuses da tormenta e os gigantes da terra    
Suspendem de repente o odio da sua guerra              
E pasman. Pelo vale onde se acende aos céus    
Surge um silencio, e vai, da nevoa ondeando os véus,
primeiro um movimento e depois um assombro.       
Ladeiam-o, ao durar, os medos, ombro a ombro,         
e ao longe o rastro ruge em nuvens e claroes.           
                                                                                                                                                                     
Em baixo, onde a terra é, o pastor gela, e a flauta   
Cai- lhe,e em extase ve, a’ luz de mil trovoes,
O céu abrir o abismo a’ alma do Argonauta.                         

  ( Mar Portuguez)                                                                                 

                                                                                   

IX

Ascensione di Vasco da Gama

Non s’odian più né più si muovon guerra
spaventati, gli dei della tormenta
e i mostruosi giganti della terra[1].
Lungo la valle che accompagna ai cieli
Si fa silenzio; prima un movimento
poi lo stupore scuotono la nebbia.
Gli camminano  a fianco le paure
e fra chiarori e nubi , in lontananza
Ruggisce la scia del suo cammino.

Qui, sulla terra, all’umile pastore
sgomento, cade il flauto dalle mani.
Ed egli come in estasi   rapito,
Al chiaror di mille lampi vede
Il cielo aprire il suo profondo abisso
All’anima di chi è nuovo Giasone[2].


[1] Allusione alla lotta fra gli dei  dell’Olimpo e i Titani, gigantesche  creature che sfidarono le divinità della mitologia greca. In sostanza, il valore delle imprese di Vasco da Gama è tale che persino gli dei e i Titani ammutoliscono, spaventati.
[2] Il mitico argonauta partito alla volta della Colchide alla ricerca del Vello d’oro.

Vasco da Gama nacque a Sines, in Portogallo, probabilmente nel 1460. Fu uomo di mare  competente e capace. Ancora  giovane,  ricevette  dal re Dom Joao II l’incarico di contrastare la prateria francese che minacciava le navi e le rotte portoghesi ed entrò a far parte della ristretta cerchia di persone ammesse alla consultazione delle segretissime carte nautiche .  Suo padre, Estevao , avrebbe dovuto guidare la flotta  allestita per tracciare, oltre il Capo di Buona Speranza, la rotta diretta per le Indie. Estevao morì prima che il progetto potesse essere realizzato e così il comando, per ordine del nuovo re Dom Manuel I, toccò a Vasco da Gama( il fratello maggiore Paulo, al quale, in origine,  era stato offerto, lo rifiutò).
La flotta partì da Lisbona  l’8  luglio del 1497. Era composta da quattro navi: la San Gabriel,  la nave ammiraglia ; la San Rafael , al comando del fratello di Gama, Paulo; la caravella  Berrio, comandata da Paulo Coelho e una nave appoggio adibita al trasporto  viveri  . Giunta all’altezza del Golfo di Guinea, la flotta  degli “Arcangeli” abbandonò la costa e navigò “ barlavento”. Anziché procedere direttamente verso sud, le navi  presero la direzione sud- sud-ovest. I portoghesi sapevano che i venti che spingevano le navi avrebbero gradualmente cambiato direzione con l’aumentare della latitudine facendo  descrivere alla flotta una rotta semicircolare che l’avrebbe portata di nuovo in vista della costa africana, ma molto più a sud. Navigare “ barlavento” era  uno dei segreti , gelosamente custoditi, della marina portoghese. Ai tempi di Gama ,  l’unico inconveniente- e non era inconveniente da poco – era che questa  rotta comportava una navigazione di circa tre mesi in mare aperto, senza basi alle quali appoggiarsi ( il Brasile non era stato ancora “ scoperto”. Non senza difficoltà ( tempeste, minacce di ammutinamento, malattie fra gli uomini dell’equipaggio), Gama superò il Capo  di Buona Speranza e navigò nell’Oceano Indiano. Il giorno di Natale raggiunse una regione, nell’attuale Sud Africa,  che, in onore della Natività, chiamò Natal. Proseguendo, dovette scontrarsi  più volte con popolazioni ostili, finché , approdato a Malindi, nell’odierno Kenia,  fu ricevuto amichevolmente dal sovrano del luogo  e ricevette  anche un pilota esperto e conoscitore di quei mari    che, nel giro di tre settimane, guidò la flotta  fino a Calicut, in India. Era il 20 maggio. Le  trattative per stabilire accordi commerciali furono subito difficili, perché il Samorin , il re indu di Calicut,  pur colpito dai  nuovi arrivati, non voleva interrompere le relazioni con i mercanti arabi. Il colpo di grazia lo diedero i doni che Gama offrì al sovrano in nome del re Dom Manuel. Essi furono considerati ridicoli e indegni di un sovrano potente come il Samorin. Fra continui tira e molla, si andò avanti per circa tre  mesi, finché il Samorin , rotti gli indugi, obbligò Gama a partire. 

Il viaggio di ritorno fu  più difficile del previsto e durò a lungo. Finalmente il 10 luglio 1499, la caravella Berrio attraccò  a Lisbona . Gama , con la San Gabriel, arrivò qualche tempo dopo. Si era fermato alle Azzorre anche  per dare sepoltura al fratello Paulo, morto durante il viaggio di ritorno. La fama di Vasco da  Gama fu grande. Ebbe dal re titoli e ricompense. Nel 1502 guidò la sua seconda spedizione in India. Questa volta era al comando di una vera e propria flotta da guerra e non esitò a usarla. A volte anche in modo crudele. Come quando  ordinò che si desse fuoco a un’imbarcazione che trasportava pellegrini reduci dal pellegrinaggio alla Mecca , facendoli perire tutti- uomini, vecchi, donne-  fra atroci sofferenze.
Nel 1524, già primo conte di Vidigueira, fu richiamato in servizio  per ricoprire  l’incarico di vicerè delle Indie . Occupò questo incarico per meno di tre mesi. Il giorno di Natale del 1524 morì  a Cochin . Fu sepolto in India, da dove, in seguito, la salma fu traslata in Portogallo. Oggi riposa nel Pantheon delle glorie nazionali, il Mosteiro dos Jeronimos, a Lisbona, accanto alla tomba-monumento  del suo cantore , il poeta Luis Vaz de Camoes.

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