Le isole fortunate

20/09/2011

Os Simbolos

Quarto   
                                                                    
As ilhas afortunadas                                       

Que voz vem no som das ondas             
Que nao è a voz do mar?                           
E’ a voz de alguem que nos fala,                     
Mas que, se escutamos, cala,                           
Por ter havido escutar.
                                  
E sò se, meio dormindo,                              
sem saber de ouvir, ouvimos,                                
que ela nos diz a esperança                           
A que, como uma criança                           
Dormente, a dormir sorrimos.
                    
Sao ilhas afortunadas,                                      
Sao terras sem ter lugar,                                
Onde o Rei mora esperando.                             
Mas, se vamos despertando,                          
cala  a voz , e hà sò o mar.   

                        

I Simboli

Quarto

Le isole fortunate[1]

C’è una voce che  viene dalle onde:
non è voce di mare. Essa è la voce
di qualcuno che ci sta parlando,
Voce che ad ascoltarla, si fa fioca
Proprio perché prima l’ascoltammo.

E se, nel dormiveglia, noi sentiamo ,
senza sapere di stare sentendo ,
quella voce parlarci di speranza[2]
A essa, come un bimbo addormentato,
Nel sonno  il sorriso nostro apriamo.

Davvero isole sono  fortunate,
davvero terre che non hanno luogo,
Quelle dove il Re[3] vive aspettando.
Eppure, non appena  ci svegliamo,
tace la voce e resta solo il mare.


[1] Datata 25 marzo 1934, preparata, quindi, per essere espressamente inserita in Mensagem. L’esistenza delle cosidette “Isole Fortunate” appartiene all’immaginario medievale. In queste terre mitiche le abitazioni delle città avevano tetti d’oro  sfavillanti al sole e numerose erano le testimonianze di chi assicurava di averle vedute realmente. La leggenda era talmente radicata che , durante il Medioevo, le Isole Fortunate erano indicate su molte carte nautiche. Isole fortunate sono anche quelle in cui fu portato re Artù  dopo la battaglia di Canlan e dalle quali il re tornerà per ridare vita al proprio regno.

[2] L’avvento di un’epoca migliore( il Quinto Impero, vale a dire la pace e la prosperità universali).

[3] Dom Sebastiao, il cui mito ha bisogno del “sogno”. Quando usciamo dal sogno, infatti, il mito cessa di esistere.


Il cuore del Portogallo

01/09/2011

                                                

                                                 OS  AVISOS

Primeiro                                                        

O Bandarra                                                      

Sonhava, anonimo e disperso                                 
O Imperio per Deus mesmo visto,              
confuso como o  Universo                            
E plebeu como Jesus  Cristo.                         

Nao foi nem santo nem heroi,             
Mas Deus sagrou con Seu sinal                    
Este, cujo coraçao foi                            
Nao portugues, mas Portugal.

                                                GLI AVVISI        

 Primo

Bandarra[1]

Sognava, anonimo e disperso
l’Impero che Dio stesso vide [2],
confuso come l’Universo
E plebeo[3], come Gesù Cristo.

Non fu un eroe e neppure fu  un santo
ma Dio  lo elesse con il Proprio segno.
Fu il suo un cuore soltanto portoghese?
No: fu il cuore del Portogallo intero.


[1] Gonçalo Anes( o Eanes) Bandarra, originario di Trancoso dove nacque nel 1500, calzolaio di professione, buon conoscitore della Sacre Scritture,  fu autore di componimenti poetici oscuri e non di rado confusi nei quali si accennava al ritorno in Portogallo di un re Encoberto ( nascosto) e all’avvento del Quinto Impero. Dopo la sua morte, le sue Trovas furono interpretate come vere e proprie profezie e influenzarono molti intellettuali, da padre Vieira a Pessoa. Fu quando il re Encoberto di Bandarra fu identificato con don Sebastiano che nacque e mise radici, sia in Portogallo, sia in Brasile,  il mito sebastianista  di cui abbiamo sommariamente parlato ( vedi: don Sebastiano).  Durante la sua vita, Bandarra subì un processo per giudaismo da parte dell’ Inquisizione . Fu assolto, ma gli fu vietato di commentare la Bibbia e i suoi componimenti furono inseriti nell’indice dei libri proibiti. Dopo il processo tornò a Trancoso dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1556. Gli antisebastianisti  negano  qualsiasi valore profetico alle strofe del Bandarra. Secondo loro, esse  non escono dall’ambito di una disputa paesana, quella che vide gli abitanti di Trancoso opporsi alla decisione del re Giovanni  III( 1502-1557) di assegnare il paese come regalo di nozze al proprio fratello Fernando.

[2]
Dio ha gia predeterminato la Storia, ha già stabilito( visto) che cosa accadrà. In questo caso, l’impero cui si accenna è il Quinto Impero, che porterà pace  e prosperità.

[3] Foi com disgraça e com vileza/ che Deus ao Cristo definiu (Os Campos, O das Quinas)